Go&See
Plovdiv: la periferia d’Europa
Poche volte capita di sentire il calore della terra natia e di sentirti a casa in un terra che non è la tua. A Plovdiv è successo.
Plovdiv, l’antica Filippoli e antica capitale della Bulgaria (come più volte ci ha tenuto a precisare la nostra guida Nikola), è un grosso centro cittadino nella zona sud della nazione, città di contatto tra Bulgaria, Grecia e Turchia. Seconda città bulgara per popolazione, è permeata di un senso di malinconia, quella malinconia tipica che traspare dalle architetture e dai volti della gente che ha sofferto e patito, che vede la luce dopo un lungo periodo di buio.
L’est Europa ha conosciuto anni difficili, a causa l’occupazione ottomana e dell’occupazione russa; per causa di quegli stessi russi che hanno respinto i Turchi fino ad Istanbul, regalando alle popolazioni balcaniche una parvenza di libertà. Ce lo ricorda Alyosha, il gigante custode della città, una imponente statua di granito che guarda Plovdiv dalla cima di una collina a pochi chilometri dal centro cittadino.
È una città estremamente affascinante, che ha attraversato la storia e che porta testimonianza di tutti i popoli che l’hanno abitata. Una città grande ma che resta semplice e pura, culturalmente viva e artisticamente molto interessante. Ma resta apparentemente isolata come lo è un quartiere di periferia: la periferia d’Europa.
Siamo andati in Bulgaria per creare un ponte tra due terre così lontane eppure così vicine tra loro che si rispecchiano entrambe nel concetto di periferia isolata e fiera.
Il nostro primo contatto l’abbiamo avuto con i nostri rispettivi colleghi Bulgari, Tanko Karsarov e sua moglie Miroslava Katsarova. La loro Associazione culturale si occupa di organizzare uno dei più importanti Jazz Festivals Bulgari, per l’appunto il Plovdiv Jazz Fest, che si è inserito di diritto nell’ambito delle manifestazioni “adottate” dalla Fondazione Plovdiv 2019. Un festival che sposa perfettamente lo slogan della città e della Fondazione, “together”, una visione rivolta ad una produttiva integrazione di passato e presente, di gente e di culture, che elimini i confini e le diversità, in nome di una mutua, pacifica tolleranza che vede il primato dello sviluppo culturale, anche attraverso i mezzi delle tecnologie, sempre più imprescindibili nel tempo presente.
E’ proprio questa la sensazione che ci ha accompagnato durante la nostra permanenza, dalla condivisione del pranzo presso il ristorante Hemingway in compagnia dei vari artisti, per finire con le scatenate jam sessions presso il Bee bop cafè al termine dei concerti.
Un festival pieno e variegato che ha alternato a grandi musicisti d’oltreoceano (Jason Moran e Joshua Redman tra tutti), altrettanto grandi artisti locali (Antony Donchev, Hristo Yotsov, Arnau Garrofe), segno della frizzante energia e vitalità che permea la città e che, naturalmente, non manca di estendersi anche oltre i confini cittadini. L’enorme palla rosso fuoco, simbolo e logo del festival, che ha campeggiato immancabile alle spalle dei vari musicisti saliti a calcare il palco del bellissimo centro culturale “Boris Hristov”, recuperato alla città, bene simboleggia la forza, l’energia e la determinazione di Plovdiv nel voler mettere a frutto questa grandissima opportunità.
Proprio al fine di porre le basi di una collaborazione fattiva, attraverso l’aiuto di Tanko Karsarov, “patron” del festival, ed Evgeni Dimitrov, manager di BulFoto, internet-agenza fotografica e giornalistica basata a Sofia, abbiamo preso contatti con alcuni artisti locali, per verificarne il fattivo inserimento nell’ambito del progetto “Suoni del Futuro Remoto”, di cui l’Onyx Jazz Club è project leader.
Una significativa disponibilità ci è stata fornita anche dalla stessa Fondazione Plovdiv 2019, nella persona di Reneta Georgieva, cui abbiamo rappresentato a grandi linee il nostro progetto e la nostra “idea” di collaborazione/integrazione con artisti del luogo.
Raccontare il paesaggio attraverso i suoni.
Tell the landascape through the sounds.
L’8 e 9 Novembre 2017 l’Onyx Jazz Club Matera ha ospitato in città i partners relativi alla prima fase embrionale del progetto “Suoni del Futuro Remoto, Gezziamoci Festival”.
L’obiettivo era quello di incontrarci tutti, una prima volta, per capire insieme come continuare la progettazione delle fasi che avrebbero portato alla nascita del progetto stesso.
L’incontro ha visto la partecipazione di:
- Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo (CN);
- Comune di Saluzzo (CN);
- Rappresentanti della piattaforma artistica belga Overtoon, con sede a Bruxelles;
- Associazione culturale Art.ur con sede a Cuneo,
- Fondazione Matera-Basilicata 2019.
Naturalmente l’invito è stato esteso a tutta la cittadinanza, compresi ad alcune docenti dell’Università di Basilicata, con le quali abbiamo avviato una collaborazione nelle settimane seguenti all’incontro.
L’evento è stato ospitato da Casa Cava, luogo emblematico della rinascita della città di Matera e del nuovo filone culturale che sta prendendo forma in città.
Durante l’incontro l’Onyx Jazz Club ha avuto modo di far conoscere alla comunità il lavoro che la Fondazione sta svolgendo in collaborazione con la scena creativa locale e, allo stesso tempo, quello che l’Associazione si prefigge di realizzare con “Suoni del Futuro Remoto”.
La risposta del pubblico è stata ottima, coinvolto dalle tematiche affrontate ed affascinato da questo nuovo modo di raccontare il territorio attraverso i suoni che l’Onyx cerca di introdurre anche alle nostre latitudini.
Ancora l’Onyx ha avuto modo di confrontarsi con i partners, grazie ad una serie di tavoli tecnici organizzati durante le ore di permanenza a Matera degli ospiti, capendo insieme i punti di forza e quelli critici del progetto, scambiandoci idee e soluzioni.
Gli ospiti, naturalmente, sono rimasti affascinati dalla città e dallo spirito con cui Fondazione ed Associazioni si stanno avvicinando all’anno 2019.
Relazione programma Go&See - Vienna 12-16 dicembre 2017
Dal 12 al 16 dicembre 2017, una delegazione dell’Onyx Jazz Club di Matera, Project Leader per il progetto di Co-Progettazione “I suoni del futuro remoto”, formata dal Presidente dell’associazione materana il Dott. Luigi Esposito e del consigliere del sodalizio musicale il Sig. Raffaele Lamacchia, per il programma Go&See, finanziato dalla Fondazione Matera-Basilicata 2019, si sono recati a Vienna, per incontrare e discutere con i partner austriaci per progetto che candideremo alla Fondazione e delle varie fasi di lavoro che seguiranno il programma nelle fasi di accompagnamento al 2019.
Sono stati tre giorni intensi, ricchi di incontri, visite e scambi di idee con i l mondo culturale e creativo viennese, che ha arricchito molto le nostre conoscenze ed è stato fondamentale per definire meglio i vari ruoli e arricchirla con altre partnership e conoscere il giovane panorama artistico delle Università di Linz e di Vienna.
Arrivati a Vienna, in treno, la sera di martedì 12 dicembre 2017, dal giorno mercoledì 13 dicembre abbiamo iniziato la nostra attività di stringere relazioni e ponti tra la capitale austriaca e la Capitale europea della Cultura, Matera, del 2019.
Da subito ci è sembrata la città ideali e piena di assonanze con la città dei Sassi. Elegante, città UNESCO, con tanta musica sia fuori, tra le piazze e le strade che all’interno dei famosi teatri della Musica.
Il nostro contatto a Vienna è stato il Prof. Architetto Angelo Stagno, che, nella mattinata di mercoledì 13 dicembre, ci ha illustrato l’architettura e le varie stratificazioni della città, l’assetto sociale e l’aspetto naturalistico del territorio. Nel pomeriggio nel quartiere Messe Prater, polo fieristico ed universitario di Vienna, presso il WU-Campus (Wirtschaftsuniversität Campus), una piccola cittadina, progettata a Vienna dalla celebre designer anglo-irachena Zaha Hadid che può ospitare tra i 23mila e 25mila studenti, dove le piazzette e vialetti diventano importanti punti di ritrovo e di raccordo e ogni slargo ha un suo tema e una sua personale conformazione e anche le piante che adornano le aiuole sono state scelte in base alla loro diversa stagionalità e fioritura, abbiamo lavorato sul progetto e sulle proposte da fare ai nostri partner di progetto, le strategie e sulle fasi e tempi.
Il pomeriggio è stata anche l’occasione per visitare uno dei numerosi Musei della capitale, l’Albertina, Museo di arte grafica (uno dei più ricchi al mondo), per ammirare e prendere spunto sulle numerosi istallazioni artistiche e la loro presentazione.
In serata eravamo attesi al Musikverein, che detiene il titolo di auditorio con la maggiore acustica di tutta l’Austria, per assistere all’esibizione dei celeberrimi Wiener Philharmoniker. L’esperienza ci ha aperto un mondo sull’acustica e sulla gestione di spazi destinati alla musica e alla preparazione di grandi eventi.
Il giovedì 14 dicembre si è tenuto il meeting di lavoro con i nostri partner di progetto.
Al Tavolo di lavoro erano presenti, oltre ai due rappresentanti Onyx, il Prof. Arch. Angelo Stagno, anche la Prof.ssa Andrea van der Straeten del Dipartimento di Arte Sperimentale (Experimentelle Gestaltung) della Kunst Universitat Linz, il Dr. Johann Groiss, musicologo e docente della Musik Universitat Wien e giornalista-conduttore radiofonico dell’emittente della prima radio nazionale ORF, studenti dell’Università di Vienna, Isabella Forciniti e Philip Rabelsberger. Il lavoro è stato subito intenso e propositivo, che ci ha portato a rivedere in parte le fasi e si sono gettate le basi per una possibile calendarizzazione delle attività con le delegazioni universitarie a Matera per la fase di campionamento e di installazioni/performance artistiche nei luoghi. La ORF si è resa disponibile a partecipare al progetto come partner attivo nella produzione e promozione dell’evento.
Gli incontri sono continuati anche in serata con un gruppo internazionale di architetti nella studio dell’Arch. Ruffo Wolf, dove abbiamo parlato di cultura, Matera 2019, del nostro progetto e della possibilità di organizzare un ciclo d’incontri sull’architettura e gli spazi a Matera, portando grandi nomi dell’architettura contemporanea.
Venerdì 15 dicembre è stato il nostro ultimo giorno a Vienna, dove ne abbiamo approfittato per la visita ad uno dei Jazz Club più importanti della capitale austriaca, Jazzland, prendendo contatti con vari gruppi che si esibivano dal vivo.
Il rientro è stato sempre in treno la sera, facendo Vienna-Venezia, Venezia-Bologna e Bologna-Bari, arrivando il 16 dicembre.
Ci sono due modi per vedere Berlino dall'alto: il primo è salire sulla torre della televisione, nel cuore di Berlino, con un ristorante panoramico che girando permette la visuale su tutta la città. Si accede con un ascensore che in 40 secondi fa oltre 200 metri. Un viaggio brevissimo durante il quale non puoi vedere l'ascesa ma in pochi secondi sei sul tetto d'europa. è una sensazione mozzafiato, si accede ad un punto panoramico che ruota a 360° dove c'è un ristorante i cui prezzi sono proibitivi e dove puoi restare per poco tempo.
Il secondo modo di vedere la città è salendo a bordo di una recente attrazione: nei pressi del ceck point Charlye una mongolfiera ancorata a terra sale fino a 150 metri di altezza con a bordo un piccolo gruppo di persone. La salita in questo caso è molto più lenta e si ha la sensazione graduale del distacco dal terreno e della lenta scoperta; in altre parole una presa di coscienza consapevole di quello che ti circonda.
Il nostro secondo go&see ci ha provocato questa riflessione: come riuscire nella scommessa di far diventare i nostri progetti, le nostre produzioni artistiche di rilievo europeo? Beh! Ci sono almeno due strade: sfruttare l'ascesa rapida ed arrivarci in poco tempo e sentire il brivido di tutto e all'improvviso, oppure procedere un po' più gradualmente prendendo coscienza di quella salita che è ricca di particolari e che piano piano si fa meraviglia.
Berlino fa un po' questo effetto, l'effetto che dovrebbe fare tutta l'europa: fa nascere tante domande. E' una città mitologica bifronte, da una parte seduce con la miriade di possibilità che offre; dall'altra scoraggia e spaventa per l'estrema quantità di cose e per lo sconforto che provoca in tutte quelle anime artistiche che arrivate qui si perdono nel mare dei "creativi".
Forse anche questo è il senso della proposta materana, di una capitale europea della cultura ricca di altro tipo di contraddizioni ma sicuramente ricca anche di possibilità nuove.
Il primo giorno di go&see a Berlino abbiamo avuto la fortuna di incontrare di Rimini Protokoll, per presentare e raccontare a Stefan Kaegi e al resto del team il progetto di Matera 2019, "Matera Città Aperta", di cui siamo Project Leader.
Ci siamo confrontati sui progetti di ognuno e provato a immaginare connessioni per progetti comuni.
Il lavoro da fare sarà moltissimo, ma abbiamo ricevuto i complimenti per l’idea di messa in scena dello spettacolo e abbiamo registrato un interesse da parte di Stefan.
Il secondo giorno abbiamo incontrato Lea Barletti e Werner Waas, duo teatrale italotedesco.
Tante suggestioni, tanti punti in comune, una bella scoperta.
L’incontro è stato possibile grazie anche ad Andrea Porcheddu che ci ha suggerito il loro nome e ci ha messo in contatto per parlare del nostro progetto e per farci raccontare i progetti che loro realizzano da tempo a Berlino.
In particolare abbiamo trovato un’affinità di lavoro sul tema dei migranti e dei nuovi fenomeni di confronto e integrazione pluriculturale.
Iniziamo a costruire le basi per il bellissimo percorso di Matera Città Aperta.
Nel nostro viaggio a Berlino non poteva mancare una visita sui luoghi simbolici della storia di costruzione del Muro di Berlino. Per il nostro progetto è stato fondamentale lo studio di tutti i fenomeni sociali e culturali che sono scaturiti da quell’episodio così importante.
Siamo stati all'interno del Mauer Museum, il Museo del Muro, presso il Checkpoint Charlie, punto nodale della Storia Mondiale.
Concludiamo il nostro go&see con un bagaglio ricco di impressioni che ci daranno la possibilità di approfondire maggiormente il tema del limite e di tutte le interconnessioni sociali e culturali che si sviluppano in situazioni liminali o liminoidi.
La meta del viaggio è stata Tunisi. Probabilmente la città è in questo momento un punto di riferimento per le arti performative della zona nord africana.
A differenza di altre aree del paese Tunisi vive un intenso ed interessante fermento artistico. Sono davvero numerose le esperienze che prendono vita, e molte sono in contatto continuo con gli scenari internazionali.
Ci è capitato di incontrare una compagnia di teatro di figura che lavora con pupazzi di gommapiuma e che porta i suoi lavori in molti festival internazionali.
Ma forse la realtà che sembra concentrare le più innovative esperienze artistiche, in particolare modo di teatro e danza, è L’Art Rue, una organizzazione che ha sede nella Medina (centro storico) di Tunisi.
Da molti anni obbiettivo dichiarato è quello di far abitare le arti performative all’interno di un luogo difficile. In questa chiave si inseriscono i progetti di collaborazione che l’organizzazione ha messo in piedi e il festival Dream City, vera e propria bomba artistica in un contesto diversamente dimenticato.
Tra le realtà che sono ospiti de L’Art Rue c’è anche l’associazione Corps Citoyen, un collettivo di artisti di origini Tunisine e Italiane.
Corps Citoyen lavora sulla mise en space di spettacoli costruiti con ragazzi che vivono nella medina.
Conoscevamo il collettivo artistico da qualche tempo e nella ideazione del nostro progetto per Matera 2019, quando ci siamo interrogati sul modo per coinvolgere una dimensione europea, in maniera molto naturale abbiamo immaginato un’Europa non chiusa nei confini geografici ma allargata alle persone che si sognano europee.
Abbiamo proposto a Corps Citoyen di entrare nel partenariato, per lavorare insieme sui ragazzi, coloro i quali probabilmente saranno i cittadini europei di domani.
Durante il goo&see abbiamo assistito ad uno spettacolo itinerante con ha come tema le frontiere che dividono il mare mediterraneo. Un matrimonio tra le due sponde, a celebrare la fine sperata delle mura che le separano, la nascita di una narrazione nuova, che vede uomini e donne liberi di viaggiare come di restare.
Durante i giorni di permanenza abbiamo avuto modo di confrontarci sui rispettivi linguaggi artistici, sulle similitudini e sulle differenze. Il confronto è stato molto interessante, ci ha aperto nuove prospettive e nuove visioni sul mediterraneo e sul fenomeno della migrazione.
Nostro intento era anche quello di arrivare in Libia per coinvolgere una organizzazione che sta provando a fare teatro remando in modo caparbio contro corrente. Non è stato possibile poiché in questo momento c’è un nuovo inasprimento del conflitto interno, ma non demordiamo, proveremo a coinvolgerli comunque, per premiare quel coraggio da cui ci sentiamo contagiati anche un po’ noi.
Al termine del viaggio portiamo a casa un bel po’ di stimoli; è tempo di riorganizzarli e di rendere solido il nostro progetto.
BR1, Welcome Big Babol, Torino 2012
Per il 2019, noi del Sicomoro stiamo lavorando affinché abbia luogo una “scuola” che valorizzi le competenze dei migranti, che metta in luce i talenti e le abilità di ognuno. È un percorso lungo e bellissimo che vede all’orizzonte una meta ben precisa: l’inclusione sociale.
La nostra scuola, ispirata dall’esperienza internazionale della Silent University, prenderà una forma esclusiva nel genere, evolvendosi in un’operazione che combinerà le competenze personali dei migranti con le esigenze del nostro territorio, della Basilicata. Ma perché una vera inclusione avvenga, abbiamo pensato, questa ha bisogno di qualcosa di più, di una sorta di “collante” che faciliti il processo attraverso momenti di aggregazione, riflessione, di condivisione di valori. Abbiamo così guardato all’arte come il luogo di incremento del benessere personale, e all’arte pubblica come luogo del benessere collettivo.
Dopo aver individuato la tipologia creativa della nostra “Silent University”, mancava solo scegliere chi nell’ambito nazionale e internazionale dell’arte pubblica si fosse distinto per operazioni di natura sociale e con una particolare attenzione verso la questione dell’immigrazione. A seguito di un’attenta analisi abbiamo deciso che l’artista guida della nostra esperienza dovesse essere il torinese BR1.
BR1, Il Garibaldi di Matera, Matera 2016
BR1, laureato in giurisprudenza con una tesi in diritto islamico, svolge una ricerca artistica che indaga le contraddizioni generate dalla collisione del modello capitalista con la cultura e la tradizione dei popoli mediterranei. Lo scenario in cui la sua pratica artistica prende forma è lo spazio pubblico, operando in tutto il mondo: dagli Stati Uniti alla Germania, dalla Tunisia all’Italia. Attraverso poster incollati su cartelloni pubblicitari, performance e interventi urbani, BR1 riflette sulle ambiguità di una società globalizzata, che invece di attenuare i limiti e le frontiere, crea nuovi livelli di esclusione sociale. Negli ultimi anni ha realizzato una serie di opere che indagano con passione le migrazioni, fenomeno sociale in cui la vita e l’identità degli stranieri è spesso contrapposta ad un'opinione pubblica ostile e ad un potere politico che non riesce a gestire le conseguenti problematiche.
Tramite il programma Come&See della Fondazione Matera-Basilicata 2019, abbiamo ospitato l’artista dal 26 al 30 novembre 2017. Insieme abbiamo lavorato assiduamente per dare alla luce ad un progetto interno della “Silent University” lucana che rispondesse agli obiettivi prefissati.
BR1 accompagnerà la nascita e l’evoluzione della nostra “scuola” dal 2018 al 2019, e magari oltre. Insieme, con un lavoro sincrono tra comunità locale e comunità ospitata, produrremo tre azioni che rappresentano allo stesso tempo tre step fondamentali di crescita: la sensibilizzazione; la contaminazione e l’inclusione.
Adesso non ci resta che iniziare e augurare a tutti noi un buon lavoro!
E’ stata una fantastica avventura quella del nostro Go&See che ci ha visti lasciare la Murgia, aspra e sassosa, per approdare in terra catalana. Cinque giorni molto interessanti e abbastanza proficui che ci hanno permesso di confrontarci con realtà altamente innovative ed importanti nel panorama internazionale e crescere nel nostro cammino di evoluzione professionale ed umana. Ma, andiamo per ordine.
13 giugno 2017. Una mail, mittente la Fondazione “Matera-Basilicata 2019”: siamo stati selezionati, con l’idea progettuale “Breadaway – Le vie del Pane”, come Project Leader insieme ad altre organizzazioni di creativi lucani per sviluppare i contenuti del dossier di candidatura.
L’avventura è iniziata!
Dimensione europea, dimensione artistica, management, produzione di output per un pubblico e sostenibilità delle produzioni. Sono stati questi gli argomenti affrontati durante la fase di co-creazione che ci ha visti impegnati a fianco della Fondazione “Matera-Basilicata” 2019; un percorso che ci ha dato la possibilità di confrontarci con la scena creativa lucana e, allo stesso tempo, arricchire e migliorare le nostre idee progettuali. È stato proprio in questo contesto che è maturata in noi la voglia di connotare il nostro progetto con aspetti più vicini alle nuove modalità di fruizione della cultura, dando così alla tradizione un taglio innovativo ed internazionale. Quindi è stato necessario studiare il vasto panorama europeo e selezionare le realtà che avrebbero avrebbero potuto accompagnarci in questa nuova avventura. La scelta è caduta sul distretto artistico e creativo catalano. È qui che doveva approdare la creatività del lievito madre lucano.
Day 1
Bari – Roma – Barcellona. Ci siamo, l’Europa ci aspetta. Il Go&See ha finalemente inizio.
Day 2
“Te ganarás el pan con el sudor de tu frente”
Il primo volto a darci il benvenuto in quel di Barcellona è quello della solare Andrea Paz Cortés, attrice ed artista italo cilena, ideatrice e regista dello spettacolo “Harinera”. Come il pane è il risultato del mescolarsi di elementi quali acqua, farina, sale e lievito così “Harinera” è la somma della precarietà mista al profitto e alla relazione dell’essere umano con lo spazio.
Con lei ci siamo confrontati sull’aspetto sociale che si cela dietro l’elemento pane, sullo sfida, sulla creatività e sullo sforzo che ha da sempre contraddistinto l’umanità nella sua lotta per la sopravvivenza. Ed è con altrettanta caparbietà che è possibile relazionarsi con i vari livelli di audience per veicolare messaggi importanti, in un contesto che trasporta lo spettacolo teatrale tradizionale in uno spazio pubblico. È questo lo spirito di “Harinera”, perfetto esempio di coinvolgimento ed inclusione sociale.
“Nos unen las ideas”
La giornata prosegue con destinazione il quartier generale del FAD (Fostering Arts and Design), primo centro di riferimento in Catalogna e in Spagna per la progettazione e l’architettura, nonché promotore da sempre della cultura creativa attraverso molteplici forme.
È nel suo core pulsante che il nostro Go&See si è tinto di creatività e innovazione; è qui che arte, design, culture e tradizioni diverse si sono mescolate; è qui che la città di Matera si è presentata all’Europa e l’Europa a Matera. Una tavola rotonda di alto livello alla quale hanno preso parte le più importanti personalità artistiche catalane: Jordi Torrents per il FAD, Valerie Bergeron per Materfad, Arianna Mazzeo per Elisava, Raffaella Perrone per ADI FAD e IED, Mathilde Marengo e Marco Ingrassia per lo Iacc, Curro Claret, disegnatore industriale, gli artisti Eva Serrat e Jordi Enirch Jorba.
“Breadaway” si è svelato e con esso tutta la città di Matera e la sua cultura legata al pane. Il grande pane di Matera 2019 ha iniziato a prendere forma, arricchendosi di spunti, riflessioni. Le papille gustative culturali hanno iniziato ad assaporare il sapore di innovazione, la fragranza della creatività, elementi imprescindibili per dare nuovo slancio alla tradizione.
Day 3
È arrivato il momento per la creatività catalane di svelarsi ai nostri occhi e alle nostre menti, sempre più avide di nuova linfa culturale.
“Por qué estoy aquí? Por qué todo está aquì?”
La prima tappa della giornata ci vede far visita al Materfad, centro di ricerca e sviluppo di nuovi materiali.
È qui che la creatività umana da ampio sfoggio delle sue potenzialità per cercare nuove risposte alla sfida con la contemporaneità.
Le più inimmaginabili sostanze assumono un nuovo significato nel grande cerchio della vita.
“Dal món al museu”
L’arte, quella misteriosa! Ci lasciamo affascinare dal Museo del Design di Barcellona, in un viaggio nel tempo tra la storia del disegno grafico, del costume, del design e delle arti decorative.
“Design attitudes”
Bienvenidos en Elisava, la prima scuola di design ad essere inaugurata in Spagna.
Dal 1962, Elisava promuove la formazione, la conoscenza, la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione nel campo della progettazione, dell’ingegneria e della comunicazione.
“Shaping the future”
Il nostro cammino nelle strade di Barcellona ci porta a far visita allo Iacc, (Institute for Advanced Architecture of Catalonia), centro per la ricerca, formazione e produzione nel presente dei futuri modelli di vivere i luoghi.
Tra realtà aumentata e stampa 3D, si respira un profumo di radicale innovazione.
Qui la rivoluzione digitale è analizzata e seguita in ogni sua forma e dimensione, per poter allargare gli orizzonti dell’architettura e del design e affrontare con un nuovo spirito le sfide del domani.
Day 4
“Un món d’emocions úniques”
È arrivato il momento di lasciarsi alle spalle la travolgente ventata di innovazione e creatività made in Barça. Si riparte verso l’entroterra, destinazione Món Sant Benet, un progetto culturale e turistico di una bellezza singolare.
Tra innovazione tecnologica e tradizione, ci lasciamo catturare dai mille anni di storia del monastero benedettino, dalla sua fondazione, nel X secolo, fino all’inizio del XX secolo, quando il pittore Ramon Casas ne ha fatto la sua abitazione.
Oggi il monastero è un centro culturale e quartier generale della Fundació Alícia, punto di riferimento nell’ambito del food research.
Centro di ricerca dedicato all’innovazione tecnologica nella cucina, al miglioramento delle abitudini alimentari e alla valutazione del patrimonio alimentare e gastronomico, Alícia ci ha accompagnati in un viaggio nel mondo dell’alimentazione, dove abbiamo acquisito maggiore consapevolezza su quello che è e su ciò che mangia.
Day 5
“Un globo no es un muro. Es algo que construye lazos entre las personas.”
Il nostro Go&See sta per volgere al termine. Decidiamo di ritornare lì dove la nostra avventura catalana è iniziata, tre anni fa. Sarà stato un segno del destino?
Next stop Igualada. Ad aspettarci c’è il nostro amico di sempre, Mr. Jordi Enrich Jorba, che da tre anni accompagna la nostra evoluzione professionale e che, anche in questa occasione ha deciso di affiancarci in questa nuova “fragrante” avventura.
Centro di ricerca dedicato all’innovazione tecnologica nella cucina, al miglioramento delle abitudini alimentari e alla valutazione del patrimonio alimentare e gastronomico, Alícia ci ha accompagnati in un viaggio nel mondo dell’alimentazione, dove abbiamo acquisito maggiore consapevolezza su quello che è e su ciò che mangia.
Day 5
“Un globo no es un muro. Es algo que construye lazos entre las personas.”
Il nostro Go&See sta per volgere al termine. Decidiamo di ritornare lì dove la nostra avventura catalana è iniziata, tre anni fa. Sarà stato un segno del destino?
Next stop Igualada. Ad aspettarci c’è il nostro amico di sempre, Mr. Jordi Enrich Jorba, che da tre anni accompagna la nostra evoluzione professionale e che, anche in questa occasione ha deciso di affiancarci in questa nuova “fragrante” avventura.
Dal 9 al 12 novembre 2017, noi della cooperativa “Il Sicomoro” siamo andati in Germania a conoscere la “Silent University” di Ruhr grazie al programma Go&See della Fondazione Matera-Basilicata 2019.
Come Sicomoro siamo project leader per Matera-Basilicata 2019 di un programma che mette insieme migranti, rifugiati e comunità locale, università e formazione tecnica, creatività e arte pubblica, all’insegna di valori come la dignità umana, l’identità della persona e l’inclusione sociale.
Nel parco del Ringlokschuppen Ruhr, ente dalla cui iniziativa nasce la Silent University di Mülheim
Nel museo della Camera Oscura di Mulheim, una delle più grandi al mondo. Qui ritratto uno degli esempi di sovrapposizione di piani che amplifica la visione prospettica.
Qualcosa su cui The Silent University lavora già da diversi anni. Nello specifico la prima Silent University nacque a Londra nel 2012 su iniziativa dell’artista kurdo Ahmet Ögüt, nella cooperazione fra la Tate Gallery e la Delfina Foundation. Da allora si sono aperte nuove sedi in tutto il mondo, da Stoccolma e Amburgo ad Amman e Atene, fino all’inaugurazione nel 2015 della Silent University di Ruhr a Mülheim.
Siamo dunque andati a scoprire più da vicino di cosa si trattasse.
L’ingresso della Dezentrale, il luogo a Mülheim in cui ha sede la Silent University di Ruhr
Logo della Silent University di Ruhr
La Silent University nasce come una piattaforma indipendente online basata sullo scambio di conoscenze da e per i rifugiati, i richiedenti asilo e gli immigrati. L’obiettivo è riattivare le conoscenze e le competenze dei partecipanti che non sono in grado di utilizzare il proprio background accademico a causa dello stato di residenza in un paese diverso da quello d’origine. La piattaforma offre dunque un programma accademico con conferenze, discussioni, ecc. Per la Silent University il silenzio e la lentezza sono i valori costituenti, gli stessi che la accomunano con la visione Open Future di Matera 2019, gli stessi con cui noi del Sicomoro ogni giorno fondiamo il nostro lavoro.
A Mülheim abbiamo avuto il piacere di incontrare la coordinatrice e il consulente della Silent University di Ruhr, Kirsten Ben Haddou e Justin Fonkeu, e abbiamo partecipato ad uno dei loro eventi, il vernissage della mostra “C’era una volta in Siria”.
Locandina della mostra “Es war einmal in Syrien”
Conferenza di presentazione alla mostra
Stefania Dubla e Marta Schiavone, le nostre portavoce a Mülheim, hanno discusso a lungo con loro, confrontandosi sui punti di forza e di debolezza dell’iniziativa nella prospettiva di replicarla a Matera e in Basilicata per il 2019.
“The Silent University Ruhr – dicono Kirsten e Justin – is located in the center of Mülheim on the edge of the pedestrian zone. Known as the Dezentrale, and already established as the site for a variety of artistic and social projects in the past, it has an open door policy. It’s place where people in the city can meet. A place where knowledge which has been silenced can be heard once again”.
La cosa più bella è stato conoscere e vedere con i nostri occhi lo spirto di quest’iniziativa, il senso di appartenenza nell’incontro fra mondi lontani che diventano una sola cultura.
Ringraziamo allora Kirsten e Justin, per il fruttuoso incontro. Torneremo presto a Mülheim. Intanto, avanti tutta verso la co-creazione della più bella delle capitali!
Vista di Mulheim
29 agosto: Matera
Si raggiunge Napoli perché domani si parte da Capodichino per raggiungere Stefano Faravelli a Torino.
30 agosto: Torino.
Incontriamo Faravelli. La sua casa ci ispira soluzioni per la 'camera secretissima de lo core'. Stefano ascolta con molta attenzione, poi ci mostra qualcuna delle sue mappe emozionali. Concordiamo tutto, prendiamo nota anche delle criticità. Ci salutiamo con tre delle sue mappe tra le mani come a dire che abbiamo già iniziato a lavorare insieme.
31 agosto: Berlino
Partiamo da Bergamo e in un’ora e mezza siamo a Berlino. Andrea, la nostra anima buona, viene a prenderci all'aeroporto e ci porta a casa sua. Il pomeriggio stesso ci rechiamo al Radialsystem V, sede della Compagnia di Sasha Walz, per incontrare il suo direttore artistico nonché marito Jochen Sandig. Per prima cosa ci ha tenuto a mostrarci il loro spazio di lavoro: semplicemente fantastico. Al termine della lunga e interessante visita nel loro spazio, Jochen ci ha condotto all'aperto dove, intorno ad un tavolino abbiamo iniziato a raccontare il nostro progetto. Appena nominata Matera, Jochen ha preteso con garbo una lunga divagazione sulla citta, sui sassi, collegandosi via cell ad internet, come a sincerarsi se davvero ciò che stavamo descrivendo corrispondesse a verità. ... Un gran divagatore Jochen, ma molto interessato al progetto, ha mostrato subito di averlo compreso. Ha preso appunti su tutto ed ha chiesto di conoscere al più presto le date possibili di impegno. Ci informa di voler subito comunicare a Sasha Walz i contenuti del nostro incontro e si impegna ad inviarci entro il 15 settembre una loro adesione con allegata proposta economica di massima, una ipotesi di co-finanziamento ed anche un periodo per loro ideale di partecipazione. Gli abbiamo proposto una partecipazione che preveda: 1 - un paio di workshop nel 2018 condotti da Sasha Walz rivolto non a danzatori professionisti ma a semplici persone, portandosi però con sé almeno 4 danzatori/trici della sua compagnia; 2 - di realizzare nel 2018 con suoi danzatori e con i partecipanti ai suoi workshop un numero minimo di cinque racconti da narrare con la danza in altrettanti luoghi della città di Matera; 3 - di essere presente al crash test previsto nel 2018; 4 - di rappresentare le 5 storie con 5 mini coreografie per due settimane consecutive nell'anno 2019.
Ci lasciamo non prima di ricordarci che ci saremmo rivisti la sera stessa per assistere allo spettacolo 'Women' di Sasha waltz all'interno del festival Tanz Im August, e la mattina successiva per incontrare di persona Sasha Walz dopo essere stati testimoni di un esperimento di realtà virtuale proprio sullo spettacolo Women.
1 settembre: Berlino
Ore 13.30, appuntamento con Alessio Trevisani davanti al ristorante Oxymoron, Rosenthaler Str. 40-41, strada bellissima pieni di palazzi ristrutturati dopo la caduta del muro. Noi siamo puntualissimi ma lui è già lì. Ci accomodiamo dentro ed iniziamo un pranzo di lavoro. Alessio si presenta subito come una persona gentile, a proposito di idee per il nostro Atlante ci parla di angeli e del suo desiderio di far danzare gli autori delle storie. Anche lui intorno al 15 settembre ci invierà proposta progettuale e finanziaria. Chiederà al suo teatro a Lipsia di cofinanziare in qualche modo.
1 settembre, Berlino: Incontro con Heike Hennig, coreografa di Lipsia.
Nel pomeriggio dell'1 settembre abbiamo appuntamento con Heike Hennig in un bar. Lei viene da Lipsia ed è in ritardo di una mezz'ora: in un messaggio ci descrive un gran traffico inatteso. Quando arriva ci fa un gran sorriso e si scusa tanto. E' accompagnata da suo marito, un omone che si rivela essere timido e simpatico. Entriamo subito nel vivo e le raccontiamo il progetto, Andrea Villanis, la nostra anima buona di Berlino, traduce ogni sua frase tedesca. Lei annuisce spesso, e ci mostra mentre parliamo alcune foto e brochure che ha portato con sé, come a voler ribadire che il nostro progetto racconta di persone, modalità e idee che le appartengono. In effetti sembra essere proprio così e ci sembra di aver trovato una possibile grande compagna di lavoro. Alla fine, prima di salutarci, tira fuori una scatola di cioccolatini e ce la regala. Ci salutiamo ricordandole gli impegni reciproci, ma con grandi abbracci e sorrisi.
1 settembre, Berlino: "Women" di Sasha Walz
21:00 St. Elisabeth-Kirche, una chiesa sconsacrata, assistiamo allo spettacolo 'Women' di Sasha Walz. Al termine la coreografa si intrattiene con noi per salutarci e chiederci alcuni chiarimenti sul nostro progetto.
2 settembre, Berlino: Virtual Women.
Come promesso, la mattina del 2 settembre raggiungiamo nuovamente la chiesa dove la sera prima abbiamo assistito allo spettacolo Women di Sasha Walz per partecipare alla visione di una mezz'ora dello stesso spettacolo in versione virtuale. Alle 12 in punto insieme ad una ventina di persone, il personale dello staff tecnico ci invita ad indossare degli occhiali che al posto delle lenti hanno un cellulare. La scena che vediamo è quella delle donne che sono sedute intorno a quattro tavoli disposti a quadrato. La prospettiva di visione è quella centrale: noi nel mezzo e le danzatrici sedute intorno a noi che compiono azioni e danze. Ci invitano anche ad alzarci e a muoverci nello spazio. La visione è a 365 gradi per cui spostando la testa o voltandoci vediamo esattamente cosa accade alle nostre spalle. Al termine riflettiamo sulle sensazioni ricevute e concordiamo che la realtà aumentata che immaginiamo per il nostro progetto non corrisponde esattamente a ciò che abbiamo visto e provato stamattina.
2 settembre, Berlino: incontriamo i Grapeshade
L'ultimo incontro prima di lasciare a malincuore Berlino lo abbiamo con un esponente dei Grapeshade, gruppo di danzatori 'tosti' della nuova scena berlinese. Ci erano piaciuti su youtube durante una lunga escursione telematica alla ricerca di nuove tendenze di danza europee. Il rappresentante del gruppo ascolta la traduzione di una ormai distrutta Andrea-anima buona e prende continuamente appunti. Quando parliamo di co-finanziamento ci racconta che da qualche tempo anche a Berlino il Ministero della cultura chiede agli artisti un cofinanziamento del 20% su ogni progetto proposto. Realtà come la loro -ci spiega - non riescono così più a lavorare con gli enti locali, proprio perché non riescono a sostenere quel 20%. In ogni caso ci sembra interessato al nostro progetto, ma, dice, deve parlarne con gli altri del gruppo. In ogni caso ci scriveranno entro il termine stabilito. Con loro si chiudono per noi gli incontri con gli artisti tedeschi. Domani si parte per Verona alla volta di Padova e poi BIENNALE ARTE a Venezia!
3 settembre: Rovereto, al Festival Oriente Occidente
Salutiamo Berlino ed Andrea per raggiungere Verona in volo e poi Rovereto in treno. Nel primo pomeriggio incontriamo Paolo Manfrini, uno dei due direttori artistici del festival. Sono interessati a partecipare al nostro progetto e ci propongono di andare a vedere al Mart la mostra di Salvo Lombardi, performer e coreografo, che per l'occasione ha utilizzato la realtà aumentata. Qualora il suo lavoro dovesse interessarci, ci dice Manfrini, il festival potrebbe considerare la sua presenza a Matera come una forma di co-finanziamento. Chiedono anche eventualmente di realizzare una 'tappa' successiva al 2019 a Rovereto. Andiamo dunque a visionare la mostra allestita da Lombardi che ci sembra interessante ma non riusciamo ad immaginarne una versione per il nostro progetto. Alle 18.00 vediamo sulle terrazze del Mart lo spettacolo: OSCYL VARIATION, della compagnia francese di Héla Fattoumi e Éric Lamoureux. La sera andiamo a teatro a vedere Lutz Forster e rimaniamo incantati e commossi.
4 settembre: Padova, verso la BIENNALE ARTE
Raggiungiamo a Padova Marco che ci ospita a casa sua durante i due giorni di visita programmati a Venezia per la BIENNALE ARTE. La nostra anima buona padovana ci mostra la città e cura la nostra stanchezza.
5 settembre: Venezia, Biennale Arsenale
Dedichiamo due giorni alla Biennale Arte a Venezia, iniziando dall'Arsenale: troviamo molti spunti per il nostro progetto. Ringraziamo Ariane per averci consigliato questa visita. Quanti libri, quante mappe!
6 settembre: Venezia, Biennale Giardini
Anche questa sezione ci è sembrata in larga parte molto interessante. I padiglioni di Russia e Giappone ci hanno particolarmente colpiti, ma molti altri meritano davvero di essere visitati.
7 settembre, Torino: incontro con Alessandro Baricco alla scuola Holden
Raggiungiamo nuovamente Torino, questa volta per incontrare Alessandro Baricco e i responsabili della Scuola Holden. Rimaniamo impressionati dalla bellezza dell'edificio. Alessandro ci viene incontro nel lungo corridoio del primo piano insieme a Marta, la sua assistente. La sua cordialità ci rilassa subito. Intorno ad un tavolo Luciana spiega bene il nostro progetto che piace davvero tanto sia ad Alessandro che al direttore della scuola Holden. Alessandro si propone di supervisionare il lavoro di tre-quattro diplomati molto bravi della scuola tra cui alcuni provenienti dal mezzogiorno che verrebbero a Matera per due tre settimane per analizzare storie conoscere autori delle mappe e magari aiutarci addirittura a raccogliere storie insieme a noi per entrare meglio nelle persone e nella città. Alessandro ci comunica di dover chiudere il suo ultimo libro entro maggio per cui potrebbe essere operativo da giugno, ma promette che sarà con noi a Matera una settimana nel mese di marzo, una volta ultimata la raccolta delle mappe. Gli chiediamo di elaborare anche un idea complessiva di drammaturgia narrativa. Entro il 15 settembre la scuola formulerà una proposta come da noi richiesto specificando se è quale cofinanziamento intendono adottare. Si conclude così il nostro go&see. Siamo stanchissimi ma molto soddisfatti.
Il nostro go and see ci ha portato a Copenaghen per incontrare due esperti internazionali di l.a.r.p. (giochi di ruolo dal vivo) per conoscere il loro modo di lavorare e avviare un confronto sul nostro progetto. È stata una 5 giorni molto intensa e proficua, che ci ha visto convolare nella capitale danese da Matera ma anche da Pavia, dalla Polonia, dalla Svezia e dalla Finlandia.
Tempo uggioso e temperatura per nulla estiva per le nostre abitudini, ma tanto c’era da lavorare. Dopo una tappa a Napoli per un confronto col presidente, nel primo giorno europeo discussione fra noi su vari temi legati al progetto. Poi, con l’arrivo dei due esperti di larp si è entrati nel vivo della discussione e del confronto.
Sergio ha spiegato gli obiettivi del progetto e gli step previsti dalla fondazione, oltre alle ipotesi sugli output. Poi ampio spazio ai due producer: Bjarke Pedersen ci ha raccontato di vari larp da lui realizzati e ci ha spiegato le differenze tecniche fra gli uni e gli altri, i diversi target, le caratteristiche organizzative. Con lui abbiamo affrontato il tema delle locations e delle varie possibilità pratiche, fra set chiusi o transennati e larp che si giocano fra la gente. Ci ha poi presentato la sua ultima creatura, l’amleto.
A seguire abbiamo ascoltato Mike Pohjola, produttore di larp e di altre esperienze transmediali. E per capire i funzionamenti del larp ci ha fatto fare una esercitazione di 3 ore.
Le ultime sessioni del nostro tour hanno previsto una discussione sulle possibilità di collaborare e dettagli sui costi di produzione di un larp e sulle figure tecniche necessarie.
Finalmente l’ultimo giorno è uscito il sole e per sprigionare la nostra creatività siamo andati a fare un giro in bici.
Obiettivo: conoscere uno dei partner fondamentali della proposta lunare per Matera 2019, ovvero la spedizione Mediterranea che arriva a Favara il giorno 26 agosto, in Provincia di Agrigento, per sostenere il Farm Cultural Park, un progetto di rigenerazione urbana che sta attraversando un momento critico con la pubblica amministrazione.
È l’occasione giusta per esplorare un territorio dove l’arte contemporanea è diventata il motore per la riqualifica di interi centri abitati, vessati dall’abusivismo, aggravato da eventi catastrofici. Esempio da manuale: Gibellina Nuova. Dopo il terremoto del Belìce, la cittadina è diventata nota per la ricostruzione comeun parco artistico a cielo aperto, con opere che gravitano intorno al Museo delle Trame Mediterranee.
25 agosto: Potenza-Favara on the road
La Salerno-Reggio Calabria si lascia finalmente attraversare comoda e bella, accompagnando il viaggio serale verso la Sicilia con un tramonto sul mare rosso e caldo al punto giusto. All’imbarco per Messina in tarda serata quasi nessuno, aria mite e dopo mezz’ora di traversata inizia la sfida: arrivare a Favara in tempo per il check-in di mezzanotte presso la Community, il B&B all’interno del Farm Cultural Park.
Ma Gaetano, il proprietario della struttura, lo sa già che la strada, al buio, non soddisferà le aspettative.
Arrivati a Favara di notte, stanchi, non si coglie subito la portata dell’operazione, ma già nelle strutture ricettive si può abitare design ovunque, che evidenzia le architetture popolari in u piacevole contrasto cosmopolita .
26 agosto: Mediterranea al Farm Cultural Park
Il parco culturale realizzato da Andrea Bartoli e Florinda Saieva è un’operazione nata nel 2010 per rigenerare un territorio, affetto da un alto tasso di criminalità e abusivismo edilizio, attraverso l’arte. Il progetto ha permesso di importare buone pratiche da tutto il mondo, lasciandosi ispirare da contenitori d’arte contemporanea internazionale, piuttosto che da quartieri sorti nelle grandi capitali mondiali, dove poter trovare manufatti, cibo dal mondo e scambiare esperienze innovative.
Rinasce così un abitato che si sviluppa all’interno di sette cortili, declinati per diverse funzioni: un giardino d’ispirazione marocchina, una cucina sociale, un co-working, una galleria per le mostre temporanee, la scuola d’architettura per bambini, diversi spazi dove poter bere e mangiare e le strutture ricettive gestite dai proprietari degli immobili, che hanno avviato le loro attività all’interno del progetto di riqualificazione.
L’impressione è di essere in un quartiere-galleria, dove ogni anno vengono invitati artisti, architetti e creativi a rinnovare le installazioni e le opere della collezione in continua evoluzione.
L’impresa appare una grande macchina da manovrare e gestire con impegno immane, che coinvolge direttamente o indirettamente molta parte della comunità.
La ricaduta positiva si registra subito andando in giro per la cittadina, a partire dal Castello che ospita mostre temporanee in continuità con la programmazione del Farm. La contaminazione estetica è evidente nello stile degli arredi urbani di giardini, panchine, insegne ecc…probabilmente altre attività sembrano essere state contagiate da questo vento innovativo, come il Museo della Mandorla (purtroppo chiuso ma curato e invitante dalla spiata oltre i vetri), ristorantini con tavoli nei cortili e street art sui muri, angoli insoliti che risaltano in mezzo a vicoli degradati e palazzi affetti da un non compiuto dilagante!
In serata c’è l’evento fuori programma che la spedizione Mediterranea ha organizzato al Farm Cultural Park per dare risonanza al progetto attraverso il confronto fra due realtà che operano per il cambiamento di situazioni difficili.
Mediterranea è una spedizione nata nel 2014 da un gruppo di persone con la passione per la vela e il desiderio di convogliare l’energia di una barca in una missione per far conoscere meglio i paesi del Mediterraneo, creare ponti di pace e offrire uno strumento per portare avanti ricerche scientifiche, come quella sui residui plastici nelle acque. Un progetto aperto alle collaborazioni tanto che la tappa di Porto Empedocle, per raggiungere Favara, è stato un fuori programma e per La luna al guinzaglio l’occasione per conoscere il partner con cui è stata immaginata la proposta per Matera 2019 nell’ambito “Coast to Coast”.
Il dialogo fra Simone Perotti, scrittore, velista , ideatore e cuore pulsante di Mediterranea, e Andrea Bartoli, fondatore e direttore artistico di Farm, apre un dibattito pubblico sull’importanza di progettualità come queste e sulla necessità di persone visionarie che aprano lo sguardo a nuove prospettive di sviluppo e di comunità.
Dopo l’evento incontriamo Francesca Piro, velista e Presidente di Mediterranea insieme a Simone Perotti, per discutere del prossimo anno insieme e organizzare un sopralluogo alla barca. Le spedizione del 2018 sarà tutta da organizzare, a partire dal capitano e dall’equipaggio che ogni anno alterna i fondatori con gli amici del progetto. I paesi da toccare sono invece già stabiliti: Tunisia, Marocco, stretto di Gibilterra, Portogallo. “Bisogna attendere ottobre prima di poter programmare altro” conclude però Perotti, rinviando un incontro più operativo all’indomani con Francesca.
La serata scorre veloce fino a notte fonda, mentre fra un’arancina e una birra artigianale visitiamo tutti gli spazi e gli angoli della galleria accompagnati dal dj-set elettro soft. Incredibile la quantità di persone che passeggiano fra i vicoli del Farm e la trasversalità assoluta, nonostante nella piazza centrale ci sia la festa più sentita del paese! Cricche di ragazzini, famiglie e coppie di adulti a passeggio si mescolano a ragazzi e persone in cerca di una serata alternativa, mentre si proietta il film sulla sul fenomeno street art a Grottaglie con dibattito per un pubblico interessato all’ideatore, provocatore, ora gallerista e artista di fama internazionale: Angelo Milano, tag Momo.
27 agosto: Il Museo delle Trame Mediterranee a Gibellina e Mediterranea a Sciacca
A colazione la Presidente di Mediterranea ci spiega bene il programma 2018 della spedizione, i possibili imprevisti e chi sono gli interlocutori locali, come gli Istituti di Cultura, le ambasciate e le capitanerie portuali, che di solito intercettano per iniziare a progettare incontri, ricerche ed eventi.
Fissate le prossime date di aggiornamento non resta che fare un sopralluogo sulla barca, che in serata ormeggia al porto di Sciacca.
Nel frattempo, virando verso ovest, La luna al guinzaglio si allunga fino a Gibellina, alla scoperta di una città simbolo della rinascita post-terremoto, che ospita il Museo delle trame mediterranee.
Da Favara a Gibellina ci sono 120 kilometri di strada, due ore di viaggio e paesaggi contrastanti.
Il degrado dell’abusivismo edilizio si disperde nello splendore della valle dei templi e della costa.
Risalendo verso nord tutto è inaridito e assopito nella domenica pomeriggio, e Gibellina Nuova appare surreale, fra monumenti imponenti compiuti e non, di un valore che sembra non riconosciuto dai più!
Tutto tace, mentre le grandi opere raccontano ai pochi forestieri di un passato prossimo che ha scalfito la storia solo nei manuali di arte, senza cedere il passo ad un futuro migliore per la comunità
Questo posto è un vero e proprio museo a cielo aperto, dove Ludovico Quaroni ha edificato la Chiesa Madre con le forme di un planetario di periferia, Consagra ha costruito un grande portale all’ingresso della cittadina e un teatro non finito, Mendini la Torre Civica-Carillon, Accardi ha decorato intere pareti con ceramica locale dipinta a mano.
Giriamo in macchina per ammirare l’arte a portata di strada. Il tempo non è abbastanza per arrivare a Gibellina vecchia dove Burri ha congelato le rovine del paese distrutto dal Terremoto del Belìce sotto il suo cretto gigante, una delle opere di land art più grandi al mondo. Dal disastro del 1968 Gibellina nuova è stata ricostruita vicino alla nascente autostrada, sui terreni di un famiglia mafiosa. Il sindaco di allora aprì la ricostruzione ai più grandi artisti dell’epoca, così Gibellina entra nei manuali di storia dell’arte contemporanea, e forse lì si ferma la sua fama.
Operazione interessante quella della Fondazione Orestiadi. Oltre alla rassegna di teatro e musica internazionale organizzata dall’ente, che può vantare grandi scenografie come il grande cretto del maestro di Città di Castello, sorge qui il Museo delle Trame Mediterranee, che celebra la Sicilia come avamposto negli scambi fra Grecia, Medio Oriente e Africa.
Il nostro interesse è per le operazione di arte e artigianato, che mescolano e trasmettono il saper fare di posti lontani . Gli artisti rinomati in collezione fanno salire le aspettative. E la grande opera degli Stalker in primis, “Tappeto volante” non le delude: stalattiti di corde intrecciate con finali in rame creano un cielo sospeso e architettano un luogo viaggiante, dove la sosta si contamina col movimento. L’installazione è frutto di un laboratorio multiculturale per rielaborare il soffitto ligneo della Cappella Palatina di Palermo, un fare manuale capace di mettere in gioco tutti per condurre uno studio di ricerca sulle origini iraniche della struttura. Un’operazione realizzata all’interno della mostra itinerante “L’Islam in Sicilia”.
La collezione di installazioni maestose e inconfondibili documenta la permanenza degli artisti a Gibellina, come Boetti, Pomodoro, Isgrò, Accardi. Non si può non citare la visione imponente della Montagna di sale di Paladino, che scaglia la potenza dei cavalli neri risucchiati dal bianco del sale verso il paesaggio arido, sotto un cielo impassibile.
Il resto delle opere e dei manufatti in mostra disperde purtroppo questa grande energia. L’allestimento confonde quadri, sculture, artigianato, tessuti e costumi tradizionali tracciando rotte spazio-temporali per nulla chiare, offuscate da ambientazioni poco curate o ai limiti del kitch!
Il tentativo di contenere tutto non è riuscito bene. Il bisogno di dare nuovo lustro a questo grande tesoro è evidente, e lo dimostra anche la chiusura della sede gemella della Fondazione a Tunisi ormai da qualche anno.
Ce ne andiamo cariche di visioni, alla volta di Sciacca.
Ci aspetta la visita dell’unica barca a vela attesa al porto quella sera. La 17 metri blu e bianca arriva insieme a noi, fa manovra, ormeggia e Simone Perotti ci aiuta a salire per presentarci l’equipaggio e mostrarci gli spazi dove 14 persone da 3 anni condividono questa spedizione nel Mediterraneo.
Un capolavoro di incastri e dettagli di legno dove c’è tutto il necessario per vivere insieme, leggere, discutere, studiare, riposare. Cabine e quadri di comando convivono con dispense, una piccola biblioteca, un tavolo per tutti e il plotter per materializzare le rotte sulle mappe.
Siamo finalmente sul mezzo che porterà la nostra immaginazione lontano, dalla Basilicata al Mediterraneo.
La luna al guinzaglio è pronta!
Bisogna solo attendere che ad ottobre Mediterranea trovi un nuovo capitano!
Dopo una sosta rigenerante a Catania, da vecchi e nuovi amici che ci ospitano, indietro tutta verso la Basilicata.