Spazi, radici, storie, disegni
Open Days, seconda sessione del mattino del 25 novembre: il tema sono gli spazi per la cultura e la creatività. Il messaggio più forte che passa dai relatori (Giovanni Padula di CityO, Marta Ragozzino della Soprintendenza MiBAC, Tonio Acito, architetto materano, e Emmanuele Curti di UniBas) sembra essere il seguente: Matera 2019 deve puntare (anche) su produzioni culturali (di cui gli spazi rappresentano l'imprenscindibile guscio esterno) che uniscano civilta' millenaria e tecnologie avanzate. Il mito della "cava tecnologica" che già ci aveva fatto balenare davanti Bruce Sterling in tempi non sospetti, perfettamente condensato nel twit che posta Andrea Paoletti di The Hub: "From the earth to the space, from archeology to technology > the future of MATERA".
Ben più densa di emozioni la sessione pomeridiana, che si apre con racconti di storie, di radici, di persone, di viaggi. Che dà spazio ai disegni.
Inizia Paolo Rosa, raccontando con i suoi video le sue radici di mare, di Mediterraneo, ritrovate ad esempio in Africa, nella grazia della danza del mescolatore di argilla: un mestiere antico, immutato nei secoli, che sente come suo,e che condivide con noi attraverso un video magico e affascinante.
Raffaello De Ruggieri, storico di Matera, scopritore della Cripta del Peccato Originale, nel cuore dei Sassi più antichi: ovviamente per lui le radici sono rappresentate dai Sassi, che sono passato, presente e futuro di Matera, teatro dell'iniziazione culturale di una intera generazione.
E' dai Sassi che possiamo trarre energia, l'energia che ci viene appunto dalle ostre radici, e grazie alle quali non bisogna avere paura delle "aristocrazie urbane" con el quali potremmo dover competere.
Gianluca Favetto, autore di "Se dico radici dico storie", un libro che parla appunto di viaggi, di storie dietro alle quali si scoprono persone, e di persone che hanno sempre una storia da raccontare: la radice culturale per lui è rappresentata dalla letteratura, che comprende e condivide, non dalla parola "identità", che divide e inimica. La letteratura per defiizione non ha pubblico, e' l'unica arte nella quale si crea un legame intimo fra scrittore e lettore, fra due, e non fra uno e molti. Scrivere è come iniziare un viaggio, che non puo' essere fermato da nulla, neppure dalla morte: se muor eun autore, si ferma il viaggiatore. Ma il viaggio continua.
Mentre i relatori parlano, alle loro spalle si compongono meravigliosi disegni a china realizzati real time da Giuseppe Palumbo. Sono disegni che compongono una storia. Quale storia sia, lo scopriamo alla fine: è una storia contadina, recitata in dialetto da suo padre, e registrata prima che lui scomparisse, solo qualche mese fa. Quando si riaccendono le luci, abbiamo tutti gli occhi un po' umidi.