Purgatorio, i cittadini raccontano la costruzione di un’opera collettiva
Non un semplice atto partecipativo, ma un percorso che porti ogni cittadino a essere parte integrante dell’opera di Dante.
Questo doveva essere e questo è stato il Purgatorio, Chiamata Pubblica per la “Divina Commedia” di Dante Alighieri. Uno spettacolo realizzato dal Teatro delle Albe, diretto da Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, che ha coinvolto non solo gli attori ravennati e quelli materani dello IAC, ma, soprattutto, centinaia di cittadini. L’idea alla base di tutto il progetto era quella di costruire una rappresentazione che facesse i conti con il presente, che avesse voglia di confrontarsi con quello che accade. Affrontando quell’opera mastodontica che è la Divina Commedia, Martinelli e Montanari hanno scelto di rifarsi a due tradizioni teatrali distinte e complementari: da una parte le sacre manifestazioni medievali, dall’altra il teatro di massa russo
del primo Novecento. E’ in questo approccio che risiede la forza di un percorso che ha permesso di superare la concezione classica della partecipazione, talvolta legata a un’amatorialità quasi rivendicata, per giungere a una fusione tra opera e cittadini.
Il Purgatorio è stato edificato sui cittadini, facendo in modo che ne fossero parte imprescindibile: senza di loro non avrebbe avuto ragion d’essere. Ecco perché era fondamentale seguire i protagonisti di questo percorso, carpirne speranze ed emozioni per apprezzarne, poi, l’evoluzione. Quattro cittadini, diversi per genere, età e provenienza, hanno deciso di raccontarsi e lasciarsi raccontare, durante la costruzione di questa performance collettiva.
Quello che emerge dalle parole di Tiziana, Maurizio, Antonella e Claudio, che hanno, insieme ad altre centinaia di cittadini, animato i cori del Purgatorio, è la forza
dirompente della coralità e, al tempo stesso, la funzione a tratti terapeutica del teatro, che consegna ai nostri protagonisti una nuova, serena, consapevolezza.