La cerimonia d’apertura attraverso gli occhi dei protagonisti: i volontari
Trecento volontarie e volontari, una porzione importante della popolazione della città e non solo che ha voluto dare il suo contributo alla realizzazione non di un evento, ma della prima tappa di un percorso che durerà un anno intero. Trecento persone, tutte diverse, che hanno declinato, attraverso la partecipazione, il senso della parola comunità. Sono i loro volti, le loro parole, i loro sguardi tutti unici, a raccontare nel modo migliore come il 19 gennaio abbia rappresentato l’affermazione importante di nuovi legami comunitari, di un nuovo modo di vivere il territorio e attraversarlo.
Un’identità costruita attraverso la condivisione di spazi e azioni, che integra senza assimilare, non sbandierata ma serena. C’è una signora in pensione che ha trovato naturale impegnarsi per la sua città, dopo averla vista cambiare negli ultimi cinquant’anni. C’è un uomo che sorride e racconta come il suo primo pensiero al risveglio sia stato indossare la felpa da volontario e accogliere i suoi ospiti olandesi per fare in modo che si sentissero a casa. E c’è anche un ragazzo che, nella partecipazione collettiva, intravede la possibilità di un rinascimento che riguardi tutti, nessuno escluso.
La scommessa del coinvolgimento era la più difficile da vincere. I volontari, tutte e tutti, hanno dimostrato che una collettività può muoversi insieme, può ritrovare, non in una giornata ma in un cammino, un terreno comune di scambio e slancio e farsi così comunità.
Era questa la tensione positiva che ha invaso la città, dalla Cava del Sole alle tavole imbandite nei quartieri, dagli Info Point alle strade animate dalle bande musicali. Ogni volontario ha potuto concorrere alla riuscita di un momento che poteva sentire proprio, un rito collettivo realizzato attraverso tante individualità e tante storie differenti.
L’entusiasmo e la forza di questa nuova comunità aperta e in divenire rappresentano una delle risorse fondamentali, una linfa preziosa, perché il percorso appena iniziato possa compiersi.
E se di orgoglio si vuole parlare, per raccontare quale aria si respirasse tra le volontarie e i volontari, lo si deve intendere nella sua accezione più gioiosa. Nessun ripiegamento su se stessi, ma una straordinaria voglia di aprirsi e accogliere. Uno slancio evidenziato dal continuo riferimento all’Europa, un concetto che tornava costantemente nelle parole di chi si è impegnato per la riuscita di questa giornata. “Matera abbraccia l’Europa”, ha detto una volontaria commossa, stanca ma felice, poco prima che calasse il sipario sulla cerimonia d’apertura. D’altronde, e da adesso ancora un po’ di più, Matera è Europa. Matera è la Capitale Europea della Cultura. Anche grazie a queste trecento persone.