Dopo Ravenna, un progetto culturale comune
Bella riunione, quella organizzata dalla città di Ravenna.
Il senso è dato dal bellissimo poster: 18 città prevalentemente di dimensioni medio-piccole distribuite lungo lo stivale che stanno lavorando - con impegni e velocità diverse - per proporsi e pensarsi capitali europee della cultura tra 7 anni. Un movimento che parte dal basso - spesso sollecitato dalla società civile, come a Matera - e che è interessante perché è l'immagine di un'Italia che pensa lungo, pensa o si ripensa "europeo" e che investe sulla cultura come fattore di coesione economica e sociale. Per questo, al di là del vincitore finale di una sfida che si vuole "leale, fondata sulle pari opportunità e sul merito" come ha detto il giornalista Gnoli, a Ravenna è stato detto che il movimento delle candidate dia luogo nel 2019 ad una rete di città che sulla base di impegni concreti e non di pure dichiarazione di intenti si configurano come le città europee della cultura. E' questo può essere il progetto di Italia 2019.
Questo uno dei risultati della riunione cui hanno partecipato 11 delle 18 candidate, riunione animata mirabilmente da Ilaria Iacoviello - giornalista di Sky Tg 24 - e da interventi interessanti di Neil Peterson (Liverpool 2008), Salvatore Caronna (parlamentare europeo), Kathrin Deventer (Soul for Europe, associazione europea che promuove cultura in chiave integrazione europea) e Antonio Gnoli (giornalista di Repubblica), che ha fornito un'analisi fosca ma comunque stimolante del futuro culturale e dell'Italia. Attraverso tale riunione, le 11 città partecipanti - Amalfi, Bergamo, Brindisi, Lecce, Mantova, Perugia, Siena, Urbino, Venezia, Ravenna e Matera - si sono confrontate sui perché le cittá si sono candidate, e sul lavoro effettuato, facendo emergere la diversità dell'approccio, delle motivazioni e delle velocità delle città. A tal riguardo, possiamo dire che Matera è uscita bene. Pertanto, grazie mille a Ravenna e al suo staff per questa bella occasione di incontro!