Terrae Motus
Geografie e storie dell’Italia fragile
A Matera 2019 si realizzerà, a partire dal decennale del sisma che il 6 aprile 2009 ha distrutto L’Aquila, una grande mostra fotografica che vuole rappresentare un’occasione per operare una riflessione sulle problematiche della gestione del doposisma nell’intero Paese, anche e soprattutto alla luce della evidente vulnerabilità del Paese come testimoniano i terremoti del 2016/2017 nel Centro Italia e, allo stesso tempo, l’ultimo mezzo secolo di terremoti: dal sisma del Belice nel 1968 a quello del 23 novembre 1980 in Irpinia e Basilicata.
La mostra è l’evoluzione naturale del progetto non profit “Lo Stato delle cose. Geografie e storie del doposisma” – il primo osservatorio di fotografia sociale e documentaria sull’Italia colpita dal terremoto, ideato e curato dal giornalista Antonio Di Giacomo – nato dall’intento di documentare non solo gli effetti devastanti del terremoto, quanto per accompagnare e sostenere la ricostruzione necessaria delle Italie ferite dai terremoti.
A cominciare da L’Aquila dove il progetto è nato per raccontare la rinascita della città, documentando il recupero dei beni culturali e la capacità di resilienza della comunità e, al tempo stesso, fare luce sui luoghi dove il tempo si è fermato al 2009. Imponente anche il lavoro di documentazione nel Centro Italia colpito dai terremoti del 2016/2017, ma anche nel resto dell’Italia fragile che ancora porta le cicatrici del terremoto, sono oltre cento i fotografi che hanno preso parte al progetto.
Circa 15 mila immagini quelle finora raccolte in centinaia di reportage, lo Stato delle cose è il frutto della più grande campagna fotografica mai realizzata negli ultimi anni in Italia.
Si è scelto di intitolare “Terrae Motus” questa mostra in omaggio alla figura di Lucio Amelio, mecenate e gallerista, che all’indomani del terremoto del 23 novembre 1980 commissionò ai più grandi artisti italiani e internazionali del tempo opere a tema, destinate a dare vita alla straordinaria collezione “Terrae Motus”, donata dallo stesso Amelio allo Stato e oggi esposta alla Reggia di Caserta.
Nella convinzione che fotografare le Italie segnate dal terremoto equivalga a prendersi cura dei luoghi e sia dunque un esercizio che non può e non deve interrompersi.
“Dove vien meno l’interesse, vien meno anche la memoria” è il monito affidatoci da Goethe. E il solo modo perché la memoria sia alimentata e il cuore fragile del Paese non sia consegnato all’abbandono e allo spopolamento è non smettere di raccontare lo stato delle cose.
Sigea (Società Italiana di Geologia Ambientale)
Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani)
Curatore: Antonio Di Giacomo
Photo credits: Paganica (L'Aquila), dicembre 2018. Giuseppe Carotenuto